I riti arborei

Il matrimonio arboreo è un rito antico intensamente vissuto a Rotonda e a Castelsaraceno, nel mese di giugno, in occasione della festa di S. Antonio. Ha lo scopo di propiziare la fecondità, simboleggiando la fertilità ed è un inno al risveglio della natura. A Rotonda, “il matrimonio” avviene fra la punta di un abete “a rocca” e il tronco di un faggio “a pitu”. Tra l’otto e il nove giugno due gruppi, “i roccaioli” e i “pitaioli”, si recano, ognuno, in due diverse località del Parco Nazionale del Pollino per tagliare la punta dell’abete ed il tronco del faggio, precedentemente scelti la prima domenica di maggio. L’undici giugno, tredici coppie di buoi, denominati “paricchi”, trasportano “a pitu” fino a Piano Pedarreto, qui avviene l’unione con “a rocca”, già sopraggiunta e in attesa.
Dopo la messa, che viene celebrata ai piedi della statua di S. Antonio, “a rocca” e “a pitu” vengono portati in corteo per nove chilometri, seguiti da “i porfiche”, faggi più piccoli, fino alla località “Puzzicelli”, dove i vari gruppi pernottano.
Al pari di un matrimonio classico anche quello arboreo è contraddistinto da momenti di festa in cui si mangia, si beve buon vino e ci si delizia con momenti di canto e ballo, con la differenza che il rito si protrae per più giorni e coinvolge tutti gli abitanti del paese.
La festa si conclude il tredici, giorno del santo, quando l’albero viene piantato vicino al palazzo comunale, dove rimarrà fino al primo sabato di maggio.
A Castelsaraceno “gli sposi” sono la “ndenna” e la “cunocchia”. La “cunocchia, che simboleggia l’elemento femminile, viene fissato alla “ndenna”, l’elemento maschile, mediante un anello di ferro avvitato con bulloni.

di Ginetta Scaldaferri

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