Un viaggio nella Basilicata interna

Lungo il fiume Sinni

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Lungo il fiume Sinni

Lungo il fiume

Quella del fiume Sinni è una valle incantata, lontana dagli itinerari turistici classici, che regala un paesaggio inatteso, aspro e selvaggio, arricchito dai molti profumi della folta vegetazione. Il fiume Sinni nasce a quota 1.380 metri dalla cima Serra della Giumenta, sul versante orientale del massiccio del monte Sirino. Percorre da ovest a est l’estremo settore meridionale della Basilicata, ricevendo l’apporto di svariati affluenti. A Senise nel Sinni affluisce il torrente Serrapotamo, il cui corso è sbarrato dalla diga in terra battuta più grande d’Europa, che va a formare il Lago di Monte Cotugno

Lungo il fiume Sinni

Gli ori di Senise

Le origini di Senise risalgono risalgono al Primo Impero, come dimostrano i resti di una villa romana emersi durante alcuni lavori di scavo in località San Filippo. Nel 1916, in contrada Salsa, sono state scoperte tombe contenenti Ori d’età Barbarica, conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Noti come “Ori di Senise” dimostrano la presenza Longobarda, mentre successivamente la città fu invasa da Goti, Ostrogoti e Saraceni. Negli anni Settanta, a pochi chilometri dal centro abitato, è stata costruita la diga di Monte Cotugno, la più grande d’Europa in terra battuta, con una superficie d’invaso di oltre 20 kmq, e una capacità di 560 milioni di metri cubi d’acqua, utilizzata per uso potabile e per l’irrigazione di vaste aree lucane e pugliesi. Al variare del suo livello corrisponde una diversificazione del paesaggio: da un ambiente ricco di vegetazione, meta di colonie di uccelli migratori e sede di attività sportive come il canottaggio e la pesca, si passa repentinamente a uno scenario quasi desertico. Le sponde del lago, popolate da boschi di pineta e macchia mediterranea, sono ideali per lunghe passeggiate a piedi e a cavallo.

Lungo il fiume Sinni

Una terra antica

L’Osservatorio Avifaunistico, arroccato sulla pendice di un promontorio che si affaccia sul lago attraverso una torre di avvistamento, consente una visione completa di tutto territorio circostante. La diga è stata scelta nel 2011 come scenario del video promozionale della Ferrari 458 Spider e come scenario dello spettacolo “La Magna Grecia – Il mito delle origini” che mette in scena l’epopea di ALEXIOS, l’Ecista, il fondatore di città e la sua necessità incombente a compiere tragitti misteriosi e sconosciuti grazie alla quale la MAGNAGRECIA, ha preso vita, in quelle terre attraversate dal fiume Siris, le stesse terre dove sorge oggi il grande teatro dove questa storia viene raccontata. Danzatori, attori e figuranti animano la scena in uno spazio scenico di 4000 mq che comprende un bacino d’acqua di 3200 mq.

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Le fontane di Fardella e il Museo della Parola

A Fardella il terreno ricco di acqua ha permesso la realizzazione nel tempo di innumerevoli fontane e di mulini ad acqua lungo il torrente Cannalia dei quali, purtroppo, non resta nulla. Le fontane, sparpagliate in tutto il territorio e spesso immerse nel verde, sono di diverso tipo: per l’approvvigionamento di acqua potabile, per lavare indumenti, esterne e interne al centro abitato. La fontana più nota di Fardella è l’Acqua Fredda, fonte circondata da uno spazio verde attrezzato con griglie e luoghi per la sosta, ideale per un pranzo in campagna. Nell’antico frantoio comunale è ubicato il Museo della Parola, un museo virtuale composto da installazioni multimediali permanenti, che raccontano al visitatore, attraverso il materiale audiovisivo, storia, luoghi, lingua e tradizioni attraverso la parola di chi le ha vissute. Il Museo si propone di raccogliere informazioni su tutti gli aspetti della vita contadina ormai scomparsa, attraverso le storie raccontate dagli anziani del paese: le tecniche di filatura e tessitura, il modo di impiego di vecchi strumenti e macchine agricole, le ricette, e metodi di allevamento, le antiche canzoni e le filastrocche. Il tutto raccontato nel dialetto di Fardella così da recuperare in maniera permanente tutte le sfumature di una lingua destinata altrimenti alla scomparsa.

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Il Castello di Episcopia

Da Fardella, percorrendo la strada statale 104 si arriva ai gironi, i tornanti panoramici dai quali si ammira Episcopia, paese fondato da coloni greci che risalirono il corso del Sinni, provenienti o dal Golfo di Taranto o da Metaponto. A dominare la valle il Castello, edificato presumibilmente in epoca longobarda (VI secolo), e impiantato sopra uno sperone roccioso. Utilizzato fin dall’origine come fortezza, fu successivamente adattato alle esigenze dei vari dominatori, che nei secoli successivi si sono susseguiti (saraceni, bizantini, normanni, svevi, angioini), i quali hanno ampliato, modificato e riutilizzato le precedenti strutture. Tali rifacimenti sono leggibili tuttora sulle facciate esistenti, dove sono facilmente individuabili varie stratificazioni murarie e interventi intesi a modificare l’uso degli ambienti. Ha due torri contrapposte e differenti per tipologia (una a base circolare e l’altra quadrangolare) epoca e utilizzo, munito in passato di un ponte levatoio e opere esteriori che ne rendevano difficile l’accesso. Nelle immediate vicinanze di Episcopia gli appassionati della montagna possono visitare le vette innevate, per gran parte dell’anno, del Monte Sirino, un lembo particolarmente suggestivo della montagna lucana, e della montagna di Conserva di Lauria. Su entrambe le cime sono in funzione impianti sciistici.

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