Lo scrigno dei diamanti grigi

La valle del Serrapotamo

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La valle del Serrapotamo

La Valle del Serrapotamo

La Valle del Serrapotamo si trova parallela a quella del Sinni e si distende dal Monte Alpi a Senise, dove il torrente Serrapotamo confluisce nel fiume Sinni. I territori compresi in questa vallata sono quelli di Teana, Calvera, Carbone e Fardella, luoghi segnati dai ruscelli che affluiscono nel Serrapotamo, che trapassano i piani collinari che si alternano con la fitta boscaglia di quercia. La parte più alta della Vallata è il Bosco Vaccarizzo, di grande valore botanico per le sue innumerevoli specie di vegetazione.

La valle del Serrapotamo

Il Mozart dei funghi

L’abitato di Carbonesorge sulla sponda sinistra del Torrente Serrapotamo. Il suo territorio rappresenta un immenso patrimonio ambientale e naturale: molti gli alberi da frutto di diverse qualità, in particolare meli e peri, e numerose le varietà di funghi. Il territorio di Carbone è ricco di acqua: sono presenti numerose sorgenti, alcune delle quali di significativa portata. Molte sono anche le fontane adiacenti all’abitato, usate dalle massaie, fino a non molti anni fa, per il bucato. Di rilevante valore è il bosco Vaccarizzo, inserito nella sua interezza nella zona di massima protezione nel Parco Nazionale del Pollino. L’ambiente del bosco, di grande interesse botanico e scientifico, è caratterizzato dall’associazione del faggio e dell’abete bianco di origine naturale. Nei 300 ettari del bosco vegetano anche l’Ontano napoletano, l’Acero campestre, il Cerro, la Roverella agrifoglio e numerose specie erbacee ed arbustive. In simbiosi con le roverelle e i cerri vive uno dei tuberi più pregiati che la Madre Terra mette a disposizione di chi sa dove trovarlo: il Re bianco di Carbone. Lo chiamano il “diamante grigio” per il suo essere uno dei frutti più rari e pregiati della terra, capace di conferire a qualsiasi piatto un profumo e un carattere inimitabili, fiore all’occhiello della gastronomia del Belpaese. Lo si chiama anche “cibo degli dei”, utilizzato secondo la leggenda da Giove per i suoi poteri afrodisiaci, mentre Gioacchino Rossini, suo grande estimatore, lo definì addirittura “il Mozart dei funghi”.

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Arte e tradizioni tra Calvera e Teana

I piccoli borghi di Calverae di Teana celano piccoli segreti e grandi tesori artistici. Il cuore di Calvera è il centro storico, che si sviluppa a terrazzamenti sul fianco della collina. Si ritiene che il sito attuale sia stato edificato nel XVI secolo. Il territorio di Calvera pur non essendo esteso è caratterizzato da un notevole patrimonio storico-architettonico. In paese ci sono ben dieci palazzi signorili, di varie epoche. Da ammirare i palazzi nobiliari Martinese e Mazzilli, ornati entrambi da medaglioni all’esterno, e la Chiesa Madre dedicata alla Madonna del Carmine, con all’interno interessanti tele del Seicento e del Settecento. Nella Cappella di San Gaetano sono conservati un dipinto settecentesco del Santo che stringe fra le braccia Gesù e sette statue lignee. A Teana, intorno ai ruderi del castello longobardo, è stato creato un percorso scultoreo all’aperto, grazie all’acquisizione e all’installazione di cinque opere monumentali dello scultore Francesco Marino (in arte Marino di Teana), nato nel 1920, emigrato da bambino in Argentina, e diventato grande in Francia. Marino è riconosciuto dalla critica internazionale come uno dei maggiori scultori di metallo del ventesimo secolo. La collocazione in paese delle sue sculture ha permesso di tracciare un asse museale all’aperto con due simboliche porte d’ingresso come punti informativi e indicazione planimetrica del percorso.
A Teana l’ultima domenica di carnevale si svolge il Carnevale, rappresentazione originale della tradizione teanese.Tutto si svolge in modo improvvisato, dove l’unica cosa rigorosamente stabilita sono i ruoli delle figure principali. Se cerchi un volto sotto le maschere ti accorgi che spesso gli occhi non sono giovani come si potrebbe pensare e che non è una festa di soli ragazzi, ma coinvolge gente di ogni fascia di età.

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Visitando Teana

Una volta giunti a Teana, non perdetevi l’occasione di visitare il Museo della Civiltà Contadina, ricco di materiali, sapientemente raccolti e conservati, ed anche ben esposti.
Da Teana il panorama spazia verso i monti dell’Appennino Lucano, fino alle vette del Pollino. Ad oriente si aprono le pianure dello Ionio, quelle terre che qualcuno avrebbe voluto condannare a cimitero nucleare.A Ottobre si tiene invece la giornata dedicata ad un’altra tradizione teanese: le ‘Gregne’, vere e proprie sculture di spighe che nella cultura pagana erano l’omaggio che il contadino faceva alla divinità per ringraziarla dell’abbondanza del raccolto. La loro realizzazione è frutto di un lungo e laborioso processo che inizia nel mese di luglio quando, durante la festa della mietitura, vengono scelte le spighe più belle nei campi. Dopo la raccolta e la lunga e meticolosa preparazione, nel mese di agosto viene reso omaggio a Sant’Antonio e alla Madonna delle Grazie con il ‘ballo delle gregne’, portate in processione. 

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A Chiaromonte fino al Catarozzolo

Sulla cresta più alta del lungo promontorio che separa le valli del Sinni e del Serrapotamo, in bella posizione panoramica, sorge Chiaromonte, al centro di un’ampia chiostra montuosa. L’attuale centro fu edificato nel IX secolo d.C. dai Normanni, sulle macerie di un preesistente agglomerato urbano, le cui origini si perdono nel tempo, come testimoniato dal ritrovamento di una necropli del XI secolo a.C. In Piazza Garibaldi, centro del paese e dominata dai palazzi signorili (Palazzo Donadio e Palazzo Costanza), si trova la Chiesa Madre di San Giovanni Battista, che custodisce al suo interno una sorprendente reliquia. In un’urna lignea dorata del 1600, infatti, è conservato il corpo del Beato Giovanni da Caramola, converso cistercense del 1300. Il corpo del Beato, per una serie di circostanze uniche e irripetibili, si è conservato quasi intatto per sette secoli, giungendo fino ai giorni nostri. Lasciata Piazza Garibaldi e ci si incammina per Via Vittorio Emanuele, si raggiungono il Palazzo Vescovile, il Seminario e il Palazzo di Giura con la sua torre circolare, si attraversa Piazza Mercato, per poi salire fino sulla sommità del paese, il monte Catarozzolo, costeggiando l’antica cinta muraria. Giunti in cima è possibile ammirare un panorama fatto di monti (Pollino, Raparo) fiumi (Sinni, Serrapotamo), torrenti (Frido, Rubio e altri) e laghi (Monte Cotugno). In autunno, l’8 dicembre, gli abitanti di Chiaromonte festeggiano nelle grotte il giorno del “pirtusavutt” (la spillatura delle botti), assaggiando il vino nuovo.

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