I percorsi dei briganti

La terra bandita

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Le terre del Pollino

Le terre del Pollino sono di una bellezza eccezionale, in gran parte ancora integra e selvaggia. I fiumi, i torrenti e i boschi dal vago sapore primordiale sono coronati dalle montagne e dai declivi collinari. Antichi percorsi, tra canyon, dirupi e valloni, furono lo scenario nel quale si svolsero le leggendarie scorribande dei briganti. Le numerose grotte fornirono riparo e nascondigli a una delle bande più temute e pericolose della zona, quella guidata da Antonio Franco e dalla sua compagna Serafina Ciminelli, attiva nei primi anni dopo l’Unità d’Italia.

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La grotta del tesoro a Terranova di Pollino

Molte località nel territorio di Terranova di Pollino furono teatro di episodi briganteschi. Presso la Timpa della Falconara la banda Franco incontrava le altre bande provenienti della Basilicata e della Calabria; nelle vicinanze di Timpa Pietrasasso, presso la Fontana del Salinaro, fu commesso un triplice omicidio; in località Duglia avvennero numerosi sequestri ai danni di facoltosi locali. Proprio a causa della forte presenza della banda nella zona, è nata, presso la popolazione locale, la credenza che il tesoro di Antonio Franco sia tuttora nascosto nel territorio di Terranova. In particolare il luogo deputato a essere custode delle ricchezze della banda sarebbe la cosiddetta Grotta dei briganti, un anfratto della Timpa Vitelli, a poche centinaia di metri dalla Sorgente Catusa, luogo incantevole immerso in un fiabesco bosco di faggi secolari. Sulle pareti della grotta sono stati rinvenuti incisi, i nomi e le date di coloro che vi trovarono rifugio e, secondo la tradizione orale popolare, è proprio lì che è nascosto tesoro, frutto delle razzie di Antonio Franco e dei suoi briganti.

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Le acque termali di Latronico

Le origini di Latronico si perdono nella notte dei tempi. È certa la presenza di insediamenti umani fin dal Mesolitico (circa 8000 a.C.), e lo testimonia il ritrovamento di tracce di una comunità di uomini primitivi, che hanno vissuto nel territorio di Latronico, per oltre 6000 anni, in piccoli gruppi e praticando essenzialmente un’economia di tipo agricolo-pastorale. Nelle cinque Grotte situate in località Calda sono stati portati alla luce reperti preistorici: manufatti su pietra e su osso, ceramiche dell’Età del Rame e del Neolitico fino ad arrivare all’Età del Bronzo. In particolare il ritrovamento di stipi votive legate al culto dell’acqua, indica che le popolazioni antiche già conoscevano le proprietà curative delle sorgenti termali. Le stesse acque venerate nell’antichità alimentano oggi un moderno centro termale.
Try it Yourself » Di Latronico era uno dei luogotenenti del brigante Franco: Francesco Saverio Cocchiararo, detto Canonico, che fu fucilato assieme al suo capobanda, a Potenza il 31 dicembre del 1865. Non fu l’unico brigante di Latronico: Francesco Viola (detto Pedatella) fu a capo di una piccola banda, mentre Nicola Maria De Luca (Scaliero) si unì anch’egli alle scorribande di Antonio Franco.

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Sulle tracce dei briganti a San Severino Lucano

Uno dei luoghi preferiti dalla banda Franco, per nascondersi e spartire i proventi illeciti legati alle attività criminali, era il Bosco Magnano, nel territorio di San Severino Lucano. Il Bosco Magnano è costituito principalmente da cerri e faggi, con esemplari maestosi. È ricco di acque superficiali ed è attraversato dai torrenti Peschiera e Frido. Le acque del Peschiera ospitano alcuni esemplari di lontra, mammifero quasi del tutto scomparso in Italia. Risalendo il corso del torrente in direzione Dispensa e si trovano i resti di un antico mulino. Altri mulini ad acqua, risalenti al XVIII e XIX secolo, e funzionanti un tempo con il sistema delle condotte forzate, sono situati lungo il corso del torrente Frido. Di alcuni sono rimasti solo i ruderi, altri sono visitabili, altri ancora sono stati ristrutturati o in fase di ristrutturazione. Quello che era un covo di briganti è oggi un attrezzato Parco Avventura con area pic-nic dove è possibile praticare attività all’aria aperta come il free climbing, il torrentismo e il trekking.

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I tre laghi di Francavilla in Sinni

Antonio Franco e la sua compagna, la brigantessa Serafina Ciminelli, erano nati a Francavilla in Sinni, piccola città sulle pendici del monte Caramola. Il paesaggio di Francavilla si presenta vario e affascinante per l’alternarsi di scenari, da montano e arso a collinare e lussureggiante. Ad arricchire la ricchezza paesaggistica di Francavilla vi sono tre piccoli laghi (Viceconte, del Pesce e D’Erba), la zona geologica della Timpa delle Murge, costituita da rocce magmatiche formatesi sul fondo marino ed emerse dopo vasti movimenti tettonici, e la Riserva Naturale Orientata del Bosco Rubbio, a 1250 metri sul livello del mare. Presso il fiume Sinni, nel Bosco dell’Avena, a pochi chilometri dal paese, sgorga un’acqua solforosa, chiamata “acqua fetente”. In località Piano Lacco è visibile la zona archeologica di età medievale con probabili resti di insediamenti e strutture fortificate, in particolare ruderi di una costruzione medievale chiamata Castello di Rubbio. La zona non è stata sottoposta a campagne di scavo, ma è visibile una cinta muraria di profondo spessore costruita con pietre non squadrate di varie dimensioni.

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