Il falò dell’8 dicembre a Lauria

Da piccoli, era uno degli appuntamenti più attesi il falò dell’8 dicembre. Fin dalla mattina Via Fontana, a Lauria, si animava, i bambini si organizzavano in squadre, si sparpagliavano per il paese, giravano di casa in casa a chiedere legna per preparare il falò che avrebbe bruciato la sera, sempre nel solito posto: di fronte al convento delle suore.

Quello che rendeva particolare la giornata era la partecipazione dei bambini. Da questi e dalla loro capacità di raccogliere più legna possibile, dipendeva infatti l’altezza della catasta e, quindi, la magnificenza dello spettacolo. E ancora da loro e dalla loro creatività dipendeva l’originalità del fantoccio che avrebbe bruciato sulla cima del falò stesso. Poco ci importava del significato religioso che nascondeva quel rito così antico. Per noi era importante ritrovarsi li intorno, dopo la Messa e gonfiarci di orgoglio se catturavamo commenti sull’imponenza della catasta e sulla potenza del fuoco: lo avevamo preparato noi! Avevamo il diritto di starci intorno alla pari con le persone adulte che si raccoglievano intorno a chiacchierare e a guardare incantati le fiamme che si levavano in alto. Sullo sfondo, la Chiesa dell’Immacolata. Puntualmente, intorno a quel grande fuoco, si rinnovava il rito delle chiacchiere fatte davanti al camino nelle lunghe sere invernali. Ma intorno al fuoco, c’era il paese intero. Quell’angolo di strada si trasformava in un grande soggiorno, gli abitanti erano gli ospiti di una serata di festa. l visi arrossati dal calore eccessivo, le ombre e i riverberi rossastri delle fiamme, erano lo scenario di incontri, sguardi, giochi, racconti di vita vissuta. Ancora oggi, il rito si rinnova ogni 8 dicembre. E ogni anno tutti ritornano bambini e si sentono parte di una comunità intono a quel fuoco.

di Rosanna Ricciardi

Go top
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: