Il piccolo supermercato Papaleo (uno degli unici due di Maratea) è il luogo ideale per comprare un sughetto allo scoglio per la spaghettata della sera e un set di pentolini che ci serviranno fra qualche giorno in campeggio. Dopo la gustosa cenetta ci perdiamo per le vie del centro storico. La Perla del Tirreno (così è chiamata la cittadina) è davvero viva e piena di colori. Vediamo un paio delle 44 chiese per cui è famosa Maratea e assaggiamo un dolcetto tipico in una pasticceria, che però non ci entusiasma molto, anzi ci fa abbastanza schifo, ma forse abbiamo scelto male la pasticceria.
La famiglia di topolini che vive dietro la grata della nostra camera da letto non ci fa dormire molto tranquilli, ma per fortuna se ne stanno dietro al muro. Al mattino, l’abbondante colazione di cui è fornito l’appartamento ci dà il via per la nuova giornata. L’Ele avvista dall’alto un mercato e, con l’attrazione pazza che tutte le donne hanno per le bancarelle, cerca di arrivarci in ogni modo. Dopo varie strade sbagliate e numerose indicazioni a vuoto dei passanti, una vigilessa ci spiega come raggiungerlo. Stiamo scendendo una ripida e scivolosa discesa, quando una vecchia signora napoletana con la voce gracchiante da fumatrice accanita ci sceglie come suoi bastoni e ci prende entrambi a braccetto per non cadere, mentre inizia a raccontarci tutta la sua vita. Arrivati in fondo, continuano gli incontri della giornata: un uomo paffutello non si limita ad indicarci il mercato, ma ci racconta di tutte le sue vacanze passate a Maratea, ogni estate dal ’73 ad ora. Facciamo scorta per i prossimi pasti: un po’ di patate, una melanzana, un melone. L’Ele riesce anche a farsi regalare una cipolla.